Capoliveri Hotel - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
 Santuario della Madonna delle Grazie
 Nel Santuario della Madonna delle Grazie, edificato nel XVI secolo, si trova un `olio su tavola' di piccole dimensioni (cm 45x56) al centro dell'Altare maggiore, detto della `Madonna del Silenzio', di Marcello Venusti e copia dell'opera di Michelangelo.
 Il nome deriva dal gesto del piccolo S. Giovanni Battista che mette l'indice della mano sinistra sulla bocca, ad indicare che bisogna fare silenzio per non svegliare il Bambino Gesù.
 Il quadro, opera dell'allievo prediletto di Michelangelo assieme a Sebastiano del Piombo,  fu dato in forma di bozzetto dal Maestro ai suoi scolari (appartenenti alla bottega) perché ne traessero ispirazione per pitture finite in ogni particolare.
 lì Santuario, arricchito successivamente dagli affreschi di Eugenio Allori, è stato custodito fino al secolo scorso da romiti (eremiti) che vestivano l'abito sacro.
  Nel 1792, alcuni monaci francesi profughi dalla Francia rivoluzionaria  furono ospitati nell'annesso romitorio e vollero costruire,  come testimonianza della loro presenza e come segno di ringraziamento per l'accoglienza ricevuta, la strada che dal Santuario sale fino al paese. 
 Un mecenate tedesco, il signor Gustav Blankenagel di Kòln, negli anni Sessanta,  fece restaurare le fondamenta perimetrali, fece intonacare tutte le mura esterne  ed infine volle che tutto il Santuario fosse decorato da Egidio Scotto.
 Durante quei lavori di restauro, l'Altare maggiore, liberato dalle stuccature barocche che si stavano deteriorando,  ha recato la lieta sorpresa della ricomparsa di un altare in pietra d'epoca medievale,  segno di una preesistente struttura religiosa.
Chiesa della Madonna della Neve
 Su una piccola altura, dietro la vasta insenatura di Lacona, alle spalle di una vallata circondata da colline boschive, si trova la chiesetta detta della Madonna della Neve.  Essa fu fondata da alcuni discepoli di San Giovanni Gualberto, provenienti dall'Arcipelago toscano e dipendenti dall'Abbazia di Vallombrosa.  Sorta sulle fondamenta di un preesistente edificio religioso più antico,  essa fu edificata, così come oggi la si può vedere, nel XVI secolo  e questa datazione è confortata da una relazione del giugno 1817.  Un'altra versione della sua fondazione dice che questo luogo di culto sia stata costruito dagli stessi abitanti di Capoliveri per custodirvi e venerarvi una immagine della Madonna di Lacona,  attualmente ricordata come Madonna della Neve.  Nei primi dell'Ottocento era ancora abitata da un eremita, Giuseppe Tosi, che godeva di un fabbricato composto di cucina, di due piccole stanze, di due cantine, con due tini e cinque botti, di una vigna di circa tre saccate e di due saccate (misurazione del terreno di epoca lorenese) di terreno seminato a grano
Chiesa Plebania di San Michele
 Costruita nel XII secolo su un preesistente edificio sacro d'epoca longobarda, la Pieve di San Michele, in puro stile romanico-pisano come altre plebanie elbane del periodo della dominazione di Pisa, fu ricordata nelle cronache ecclesiastiche come la chiesa elbana più importante e dalla rendita patrimoniale più ricca dell'isola. Da questo tempio il Papa, di ritorno dalla cattività avignonese (periodo in cui il Pontificato ebbe sede ad Avignone), costretto da una tempesta in mare aperto a sostare all'isola d'Elba, impartì la sua benedizione alle popolazioni elbane qua raccolte. Nella prima metà del XVI secolo, la chiesa fu completamente distrutta, esclusa l'abside, dalle truppe turco-barbaresche del Barbarossa. Mai più ricostruita nella sua interezza, fu successivamente utilizzata come Camposanto della Comunità di Capoliveri, fino alle leggi napoleoniche che proibirono l'inumazione nelle chiese.
Forte Focardo

 Verso la fine del XVII secolo, il vicereame di Napoli in accordo col Regno di Spagna, memore dell'assedio vincente da parte dell'armata navale e terrestre francese, comandata dal De Nouailles,  mise mano alla edificazione di un baluardo difensivo sul promontorio,  che da quel momento prese il nome di Capo Focardo.  Esso fu rapidamente costruito per evitare ogni ulteriore pericolo, costituito da eventuali flotte da guerra nemiche che, al riparo dell' insenatura, potessero bombardare la fortezza di San Giacomo di Longone, porto strategico nel sistema difensivo dello Stato dei Presidi. I due grandi assedi della metà del XVII secolo e le battaglie combattute sotto le mura della fortezza di Longone, diedero insegnamento e valido motivo agli Italo-spagnoli per la costruzione di un contrafforte dal quale fosse possibile bloccare, col tiro incrociato dei cannoni, qualsiasi tentativo di forzare l'insenatura di Longone e Mola. Forte Focardo prese il nome dal suo costruttore, come recita l'iscrizione, in lingua spagnola, inserita nel portale interno: "Nell'anno 1678, regnando la maestà dell'invitto Carlo, Re delle Spagne, l'eccellentissimo Don Ferdinando Foxardo(...), ordinò di principiare questo forte, essendo Governatore della Piazza di Longone per Sua Maestà".
Le miniere di Capoliveri
 Il ferro dell'Elba trova citazione nell'Eneide, la certezze della sua lavorazione l'abbiamo però a partire dal tempo degli Etruschi in quanto ancora oggi si trovano resti di forni di fusione con relative scorie.  Lo stesso nome dell'Elba, che per gli Etruschi era Ilva, vuol dire ferro e chi a quel tempo possedeva questo metallo poteva dominare sui popoli, tanto che i Romani e gli Etruschi nel 250 A.C. entrarono in guerra per il dominio delle miniere elbane.  Il successo dei Romani determinò la fine degli Etruschi e Roma trasse dalle risorse ferrose abbondanza di armi per dominare il mondo. Comunque il vero e proprio sfruttamento è avvenuto nell'era moderna, soprattutto quando 1'industria siderurgica con gli altiforni di Portoferraio (prima dell'ultima guerra), di Piombino e Taranto necessitavano di enormi quantità di minerali. 
Ma veniamo alle miniere di Capoliveri: queste sono Calamita, Ginepro e un piccolo cantiere denominato Sassi Neri. Tutte facenti parte dello stesso complesso elbano, la cui direzione si trova a Rio Marina, altro importante centro estrattivo elbano.